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Puntata del 17 novembre 2025

Crisi dell'olivicoltura umbra tra tradizione, abbandono e ricerca della qualità

Paola Costantini intervista il giornalista e scrittore Maurizio Pescari su diversi argomenti legati all'Umbria. Il fulcro della discussione riguarda l'olivicoltura regionale, in particolare la sua gestione, che Pescari descrive come troppo legata alle consuetudini piuttosto che alla tradizione orientata al miglioramento della qualità

Lunedì 17 novembre la trasmissione ha ospitato il giornalista e scrittore Maurizio Pescari per un approfondimento sulla situazione dell'olio e dell'olivicoltura in Umbria. Pescari ha sottolineato che la situazione è peggiorata nell'ultimo anno.

Opinioni contro realtà e custodi della cenere

Il dibattito ha evidenziato la crescente preoccupazione per la diffusione di opinioni sui social media che prevalgono sui fatti e sulla competenza. Pescari ha citato il professor Maurizio Servili del Dipartimento di Agraria: i parametri e i numeri sono lo specchio della competenza e della realtà.

Ha tracciato la distinzione tra consuetudine e tradizione: la consuetudine è l'abitudine di ripetere un gesto senza badare alla qualità, mentre la tradizione implica il miglioramento e l'aggiunta di valore qualitativo. Citando Gustav Mahler (tramite un testo letto da Papa Francesco), ha descritto gli olivicoltori come "cultori della cenere" piuttosto che "alimentatori del fuoco".

L'abbandono degli olivi e il valore paesaggistico

Pescari ha sottolineato che la radice da valorizzare non è l'olio ma gli olivi, che vengono sistematicamente abbandonati. In Umbria ci sono circa 20.000 olivicoltori, ma il 90–95% sono olivicoltori incidentali (eredità) che spesso trascurano le piante perché svolgono altri mestieri.

L'abbandono compromette non solo la produzione ma anche il valore paesaggistico delle colline umbre: un olivo non curato si trasforma in cespuglio o macchia, perdendo bellezza.

Dati critici sulla raccolta e innovazione mancata

I dati della campagna olearia indicano una situazione critica: al 7 novembre in Umbria erano state molite 131.000 quintali di olive, con un risultato di soli 18.000 quintali di olio, mentre la produzione normale dovrebbe aggirarsi intorno a 80.000 quintali.

La mancanza di innovazione è un fattore chiave: molte piante producono ancora frutti da esemplari nati dopo la gelata del 1985–86. Storicamente gli olivi erano piantati in zone marginali, ma l'olivicoltura contemporanea richiede cure (irrigazione, nutrimento in fioritura, gestione delle malattie come la mosca olearia). Pescari ha criticato la tendenza a fermarsi alle "fotografie bellissime" anziché alla cura attiva (es. uso del caolino per prevenire la mosca).

La questione del prezzo e il "razzismo" oleario

Il problema della qualità si scontra con le abitudini di consumo: il 95% compra l'olio in offerta al supermercato (esempio citato: €4,39). Pescari difende il principio che il prezzo rappresenta valore e qualità.

Ha denunciato un "razzismo olio" basato sulla non conoscenza (pregiudizi contro olio pugliese o calabrese), mentre oggi aziende in Puglia e Calabria sono all'avanguardia nelle tecnologie di estrazione. Ribadendo che l'olivo non fa l'olio (come il basilico non fa il pesto), ha sottolineato che il frutto deve essere trasformato da persone competen­ti e che le moderne innovazioni, se gestite professionalmente, permettono oli di altissima qualità.

Un elemento chiave della qualità è la maturazione fenolica (invisibile), che produce i polifenoli responsabili delle note di amaro e piccante e delle proprietà nutraceutiche. Questi fenoli scompaiono quando l'oliva è completamente nera.

La filosofia di Pescari e la "olivicoltura di rapina"

Pescari, assaggiatore d'olio certificato e autodidatta nell'approccio pratico, è stato co-fondatore di Frantoi Aperti (1997–98), evento giunto oggi alla sua 28ª edizione. La sua missione è concentrata sugli olivi, non solo sull'olio.

Ha denunciato che il 40% degli oliveti umbri e il 50% di quelli toscani sono abbandonati, costringendo le regioni ad acquistare olive da aree più fortunate (in particolare la Puglia). Ha definito la pratica dominante come "olivicoltura di rapina": rubare il frutto agli olivi senza aver fatto nulla per ringraziarli della produzione.

"L'agricoltura non esiste in natura"

È stato annunciato che Pescari parteciperà a un incontro con l'Assessora Simona Meloni. La relazione avrà il titolo provocatorio: "L'agricoltura non esiste in natura ma l'olivo non lo sa".

Il concetto chiave è che l'agricoltura è l'incontro tra risorsa umana e terroir. L'olivo, a differenza di altre colture, continua a dare frutti anche se trascurato, spingendo molti olivicoltori a non trattarlo adeguatamente; ma se viene curato, ripaga con grande passione.